Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me...". (Mc 9,37)
Commento al versetto del Vangelo con le testimonianze di coppie che hanno ricevuto in dono un figlio/a ed hanno appreso ad accogliere un bambino/a
Gesù
dice: "Chi accoglie uno solo di
questi bambini nel mio nome, accoglie me...". Ma come si accoglie un
bambino? Quali sono le sue "caratteristiche"? Come ci si dispone? Cosa avvertiamo nell’accogliere un
bambino?
A
delle coppie che fanno riferimento alla nostra Chiesa di sant’Ignazio, ed hanno
avuto in dono un figlio/a, ho chiesto: Voi
che avete accolto un bambino/a, come interpretate la richiesta di Gesù? Potete
inviarmi qualche riflessione, in cui mi dite qualcosa che mi aiuti a comprendere
e a commentare, dal vero vissuto, questo versetto del Vangelo? Poi ne farò motivo della mia meditazione e
della mia omelia! Grazie! P. Vincenzo D sj
RIFERIMENTI PER L'OMELIA DI DOMENICA 22 SETTEMBRE 2024.
TESTIMONIANZE.
1.
Accogliere
un figlio...
Accogliere
un figlio è diventare umani, vulnerabili
È
decidere di continuare a vivere oltre il tempo,
È
decidere di vivere attraverso i suoi occhi,
È
decidere di donarlo al mondo e scommettere che possa migliorarlo.
È
aprire le braccia e dare speranza.
Accogliere
un figlio proprio o altrui è forse la cosa più vicina al divino.
F.
R. e M.
2.
Prima
che arrivasse un figlio… noi avevamo tanti sentimenti dentro: ansia,
preoccupazione, speranza, eccitazione….
Hai
una paura dentro enorme, di non essere all’altezza… (come magari non ti senti
all’altezza di Dio…) poi quando nasce ti accorgi che loro ti perdonano per
tutto, per qualsiasi errore che puoi fare… perché loro sono puri e non
conoscono la cattiveria… (come Gesù non la conosce! )… e capisci anche che niente conta più… metti
te stesso in secondo piano e tutto ciò che conta è l'immenso amore che hai per
il bambino: le tue cose, tutto, a un tratto non diventano più così importanti e
gli dedichi la tua vita di genitore così come dovresti dedicare il tuo spirito
a Gesù!
Infatti
accogliere un bambino al mondo è come accogliere il Signore, perché un bambino
è libero dal peccato, libero dall'odio, libero dall'invidia…. Lo vedi nei suoi
occhi, e nei suoi occhi vedi Gesù perché lui è nei piccoli…
Noi
ci siamo resi conto che il bambino è stato il dono più grande che Dio ci ha
fatto. Ci accorgiamo che Dio ci dà i bambini in prestito, perché non sono
nostra proprietà.…
A volte
però accogliere un bambino può comportare un dolore immenso, e non solo gioia,
ripensiamo a quando nostro figlio (Ezra) appena nato era in ospedale. Al Bambin Gesù, l’ospedale dei bambini, ci
siamo resi conto di quanto dolore c'era. E’ difficile capire perché ciò accada,
ma negli occhi di quei bambini si continuava a vedere l’amore e la purezza di Gesù.
Un
bambino ha come nette caratteristiche la fragilità, l’innocenza e la purezza
che lo avvicinano al Signore che è morto per noi innocente e puro…
L. e
T.
3.
La primissima cosa che ci è venuta in mente è che il
Bambino (e tanto più il nostro…) vuole essere accolto fisicamente dai genitori,
direi proprio carnalmente…: vuole essere accolto tra le braccia dei genitori,
essere stretto fra di esse, sentirsi sicuro tramite il contatto fisico forte
con i genitori.
Nei primissimi giorni di vita naturalmente questo
istinto naturale del bambino, a sublimare il contatto fisico carnale con la
mamma (ad esempio col seno per esser nutrito) può sembrare banale e
scontato…andando avanti invece si capisce come non sia solo un istinto di
sopravvivenza (mi attacco a mia madre perché mi nutre) quanto invece un vero e
proprio bisogno di sentire il corpo del
genitore tramite il quale riesce a percepire anche il proprio corpo: odori,
sapori, umori, sensazioni tattili…. Tutto contribuisce a fargli percepire la
realtà circostante, quindi potremmo dire quasi che il bambino utilizzi il contatto fisico con i propri genitori come
strumento di conoscenza del mondo che sente (più che vede...) intorno a sé..!
Ti raccontiamo le sensazioni di questi giorni in cui nostro
figlio ha iniziato ad andare all’asilo nido e sta quindi sentendo il distacco
da noi due…
Ebbene sembra proprio che non voglia staccarsi
fisicamente dalla mamma e dal papà perché così facendo gli viene a mancare il primario
strumenti di conoscenza del mondo circostante: il corpo dei genitori. Per
questo di dispera….
Potremmo quindi concludere che l’accoglienza di un
bambino è l’unica cosa che, in questa nostra epoca moderna, dove impera
l’Intelligenza Artificiale, non può avvenire artificialmente, “da remoto”, NO...!
Il
Bambino sente il bisogno di essere accolto con il corpo, con la carne dei genitori,
tramite cui conosce il mondo.
Durante la gravidanza nostro figlio nella pancia della
mamma è stato da subito molto irrequieto e fin da subito quindi ha mostrato il
suo caratterino… l’attesa di averlo tra le braccia ci portava a fare mille
considerazioni sul suo aspetto e anche sul suo temperamento e ovviamente
fantasticavamo sulle somiglianze… ma appena lo abbiamo stretto a noi abbiamo
avuto subito ben chiaro che, sebbene fosse “nostro” figlio, lui … reclamava con forza il suo essere altro da
noi, diverso rispetto a noi.
Accoglierlo ha significato anche accettarlo e rispettarlo
nel suo voler crescere con noi, ma a modo suo, standogli accanto giorno per
giorno e supportandolo senza limitare la sua curiosità e lasciando il suo
carattere libero di formarsi (ovviamente con le dovute attenzioni…)
L. e P.
4.
I bambini hanno
quella povertà dell'affidarsi con occhi limpidi, fiduciosi, accesi al bene, che
è preghiera spontanea di meraviglia e di lode, radicata nell'incanto.
I bambini rendono
reale il creato restituendolo alla sua luce sacra: tutto è nuovo e bello per
loro, e nulla è mortificato al grigiore dell'utilità. Chi accoglie un bambino
accoglie la gioia nuda dell'esistere, un'innocenza abbandonata che non porta
tesori tra le mani ma nell'intimo del cuore: la stessa innocenza di Gesù.
I bambini ci educano
a tornare creature: non desiderano che infinitamente giocare a essere vivi, e
cantano la bellezza ridendo, perché sono innamorati di ciò che brilla.
I.