Roberto Bellarmino, cardinale gesuita, morto il 17 settembre 1621,
a Roma presso l’allora noviziato
della Compagnia di Gesù a Sant’Andrea al Quirinale. Aveva quasi 79 anni e il
suo nome era noto in tutta Europa. Moriva poveramente, austeramente come aveva
vissuto e da 'semplice' gesuita, privo di tutti quei privilegi e ornamenti,
tipici dei fasti del Papato dell’età barocca.
Era ammirato dai cattolici del suo tempo e visto con sospetto, temuto e quasi detestato da chi non lo era: ebbe un ruolo fondamentale nel rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio di Trento. Proclamato santo, fu grande teologo. Fedele all’Eucaristia quotidiana è giusto ricordarlo nella Celebrazione della Santa Messa anche come un grande formatore spirituale: sotto la sua guida furono orientati a un cammino di santità tre santi gesuiti: Luigi Gonzaga, Giovanni Berchmans e Andrea Bobola. Tra le grandi intuizioni del cardinale e dottore della Chiesa vi è anche la pubblicazione e promozione del Catechismo (formulato assieme a san Pietro Canisio, anch’egli gesuita) per aiutare il popolo ad assimilare le verità della fede.