Omelia del Card. Gianfranco Ghirlanda sj – Chiesa di Sant’Ignazio –17 settembre 2022

 (Omelia del Card. Gianfranco Ghirlanda sj – Chiesa di Sant’Ignazio –17 settembre 2022)

San Roberto Bellarmino: Sap /,7-10; 15-16; Sl 18 (19); Mt 7,21-29

San Roberto Bellarmino nacque nel 1542 e, come si sa, fu Rettore e professore del Collegio Romano, di cui è erede l’Università Gregoriana. Fu creato cardinale nel 1599 e gli fu affidata la cura pastorale della diocesi di Capua. Fu richiamato a Roma, dove fu consigliere del Papa sulle più gravi questioni e morì nel 1621.

Nelle letture che abbiano fatto traspare lo spirito degli Esercizi di Sant’Ignazio, che hanno ispirato tutta la vita di San Roberto Bellarmino.

La prima, dal Libro della Sapienza, ci richiama un aspetto fondamentale degli esercizi spirituali, quello che nella vita dobbiamo relativizzare tutte le cose in rapporto a Dio, anche quelle buone, per poter veramente amare Dio e essere liberi nell’amare gli altri. Il polo di relativizzazione per l’autore del libro della Sapienza è il dono della prudenza e della sapienza come partecipazione alla Sapienza di Dio.

Di fronte a tale dono, come stella polare nella vita, il potere - scettri e troni –, la ricchezza – pietre preziose, oro e argento – la bellezza, sono inconsistenti, come la sabbia, sono senza valore, come il fango e la luce stessa appare come tenebra.

Infatti, è la sapienza che viene da Dio che dà l’intelligenza delle cose, perché Dio stesso dirige i sapienti. La sapienza fa apprezzare nel modo giusto i doni ricevuti e porta alla gratitudine per ciò che gratuitamente si è ricevuto da Dio. Da Dio tutto discende. Ogni conoscenza e ogni nostra capacità scende dall’Alto. Se apriamo il cuore a riceverla allora faremo la volontà di Dio.

Stolto è chi riempie le sue labbra del nome di Dio, ma non fa la sua volontà. Stolto è chi ha ricevuto anche doni particolari da Dio, come il profetare, il cacciare i demoni e il compiere prodigi, ma non li usa bene, per il vantaggio altrui, ma li usa per trarre propri vantaggi. È stolto perché sarà respinto dal Signore, come un operatore di iniquità. Tante opere buone possono essere fatte per ipocrisia, per costruire un’immagine di se stessi e non per amore di Dio e del prossimo.

Solo chi usa i doni di Dio, riconoscendoli come doni di Dio, mettendoli a servizio degli altri, costruisce la sua vita sulla roccia, per cui anche nelle tempeste che possono investire la sua vita, non crollerà, perché lo sosterrà la sapienza che ha ricercato e ricevuto da Dio. Lo stolto, invece, che ripone la sua sicurezza nel potere, il prestigio, le ricchezze, la bellezza, quando le tempeste della vita l’investiranno, crollerà, perché ha costruito la sua vita su delle vanità.

San Roberto Bellarmino fu uno studioso che ha inciso profondamente non solo nella Chiesa del suo tempo, ma anche in quella nei secoli a venire. Quindi, possiamo dire, conosceva molte cose e lo ha mostrato nei suoi tanti scritti. Tuttavia, non basta avere nozione delle cose, ma, secondo l’insegnamento degli Esercizi le si debbono “sapere”, cioè “elaborare” con la mente e “gustare internamente” col cuore. Anche questo è frutto del dono della Sapienza che San Roberto Bellarmino ha ricevuto da Dio, perché l’ha chiesta al di sopra di altri beni.

Questa stessa Sapienza condusse San Roberto nella sua vita personale. Pur essendo cardinale – e allora i cardinali venivano considerati “principi della Chiesa - visse una vita molto austera. Limitò al massimo la servitù e anche le suppellettili della sua dimora. Infatti, non volle seguire la vanità dell’apparenza, ma con umiltà volle essere al servizio della Chiesa nel servire con fedeltà il Papa.